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Intelligenza


“Lo scienziato non è l'uomo che fornisce le vere risposte; è quello che pone le vere domande.”
Claude Lévi-Strauss

Problemi

Una bottiglia e il suo tappo costano 110 euro. La bottiglia costa 100 euro più del tappo. Quanto costa il tappo?

Un mattone pesa 1 kg più mezzo mattone, quanto pesa il mattone?

Una rana è in fondo a un pozzo di 30m. In un ora si arrampica di 3 m e poi scivola di 2m Quante ore le occorrono per uscire?

Paradossi

Paradosso del barbiere

Nella citta di ... il barbiere fa la barba a tutti coloro i quali non se la fanno da sè. Chi fa la barba al barbiere?

Paradosso del duello

Tre persone ingaggiano un duello ma ciascuna di esse è dotata diversamente nel tiro con la pistola. La prima è alquanto scarsa: centra il bersaglio una volta su tre. La seconda è un po' più brava perché va a segno due volte su tre. La terza non sbaglia mai. Al fine di rendere più equo il confronto, si stabilisce che si sparerà un colpo alla volta secondo un ordine prestabilito. Il primo a tirare sarà il meno dotato, poi toccherà al secondo mentre il più bravo dei tre sparerà per ultimo. Il quesito è: a chi dovrebbe sparare il primo tiratore per sperare di cavarsela?

La paradossale risposta è: a nessuno dei due. La strategia migliore è sparare in aria perché è molto probabile che, una volta giunto il suo turno, il secondo tiratore miri al terzo, essendo questi l'avversario più temibile. Per la stessa ragione, qualora sopravvivesse, il terzo tiratore dovrebbe puntare l'arma contro il secondo. Comunque vada, il primo si troverà con uno degli avversari eliminato e un altro colpo da sparare.
Nessuno può obiettare che il ragionamento non faccia una piega. Per giunta è incredibilmente affascinante. Quasi irresistibile. L'opzione più assurda, quella cui mai avremmo pensato, ci appare d'incanto plausibile. Per non dire ovvia. Eppure qualcosa non torna. Siamo onesti: quanti di noi, trovandosi al posto del primo tiratore, sparerebbero in aria? Dov'è dunque l'imbroglio? Ma soprattutto: c'è davvero un imbroglio?

Paradosso di Russell

Riformulato in termini linguistici, alcuni aggettivi si applicano a se stessi, altri no. Ad esempio, "corto" è corto, ma "lungo" non è lungo. Detti 'autologici' gli aggettivi del primo tipo e 'eterologici' quelli del secondo si sono creati due nuovi aggettivi. Di che tipo è "eterologico"? Se eterologico fosse autologico, dovrebbe applicarsi a se stesso, e dunque essere eterologico. Se invece fosse eterologico, non si applicherebbe a se stesso, e non potrebbe essere eterologico.

Dividiamo gli insiemi in due categorie:

  • quelli che tra i loro elementi hanno loro stessi, cioè gli insiemi che appartengono a sé stessi; ad esempio "l'insieme di tutti i concetti astratti" appartiene a sé stesso perché è anch'esso un concetto astratto;
  • quelli che tra i loro elementi non hanno loro stessi, cioè gli insiemi che non appartengono a sé stessi; ad esempio l'insieme di tutte le tazze da tè non è una tazza da tè.
Se considerimo ora l'insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a sé stessi, questo insieme appartiene o no a sé stesso?

Paradosso di Berry

Il più piccolo intero non definibile con meno di 62 caratteri

Questa definizione ha esattamente 61 caratteri!

Paradosso di Arrow

Il premio Nobel Kenneth Arrow, all’inizio degli anni ’50, dimostrò che non è possibile costruire un dispositivo di aggregazione razionale, ad esempio nell’ambito dei sistemi elettorali che soddisfano ad alcuni assiomi che sembrano logici. In altre parole, fissate alcune condizioni che, secondo il buon senso comune, sembrano ragionevoli ed inoffensive, non esiste alcuna regola di decisione che, nei casi non banali, le soddisfi. Le condizioni riguardano la possibilità di ordinare ogni insieme coerente di preferenze individuali (unrestricted scope ), il principio di Pareto per il quale se un individuo preferisce l’alternativa X ad Y , X deve precedere Y in un ordinamento crescente, un principio che esclude l’esistenza di un dittatore che impone la sua preferenza e l’indipendenza delle alternative. Naturalmente tra le condizioni poste da Arrow, non tutte sono ugualmente convincenti.
Il paradosso di Arrow, ha notevoli conseguenze di carattere logico - filosofico; da esso derivano altri paradossi che mostrano, in casi particolari, forte incoerenza dei sistemi elettorali.

Illusioni

Colori

Tecniche

Intelligenze artificiali

Macchine calcolatrici e intelligenza

di Alan M. Turing (1950)

Mi propongo di considerare la questione: "Possono pensare le macchine?" Si dovrebbe cominciare col definire il significato dei termini "macchina" e "pensare". Le definizioni potrebbero essere elaborate in modo da riflettere il più possibile l’uso normale delle parole, ma questo atteggiamento è pericoloso. ... La nuova forma del problema può essere descritta nei termini di un giuoco, che chiameremo “il giuoco dell’imitazione".

As We May Think

di Vannevar Bush (1945)

“Consider a future device … in which an individual stores all his books, records, and communications, and which is mechanized so that it may be consulted with exceeding speed and flexibility. It is an enlarged intimate supplement to his memory.”

Why people think computers can't

di Marvin Minsky, (1982)

“Most people think computers will never be able to think. That is, really think. Not now or ever. To be sure, most people also agree that computers can do many things that a person would have to be thinking to do. Then how could a machine seem to think but not actually think? Well, setting aside the question of what thinking actually is, I think that most of us would answer that by saying that in these cases, what the computer is doing is merely a superficial imitation of human intelligence. It has been designed to obey certain simple commands, and then it has been provided with programs composed of those commands. Because of this, the computer has to obey those commands, but without any idea of what's happening.”

E' un mito molto diffuso sviluppatosi con l'avvento del computer, che la gente considera come una macchina pensante. E' sorto addirittura un nuovo campo della scienza, denominato intelligenza artificiale, esplicitamente dedicato al problema di costruire un computer simile ad una macchina pensante.

Fast Thinking

di Daniel Dennett, Chapter 9 of The Intentional Stance, Cambridge:MIT Press 1987.

One last time let us reconsider John Searle's Chinese Room Argument (Searle 1980 and forthcoming). This argument purports to show the futility of "strong Al," the view that "the appropriately programmed digital computer with the right inputs and outputs would thereby have a mind in exactly the sense that human beings have minds." (Searle, forthcoming) His argument, he keeps insisting, is "very simple"; one gathers that only a fool or a fanatic could fail to be persuaded by it.

The age of post-intelligent design

di Daniel Dennett, in The age of artificial intelligence, an exploration, 2020.

Intentional Systems Theory

di Daniel Dennett.

Minds, Machines, And Mathematics

di David J. Chalmers

In his stimulating book Shadows of the Mind, Roger Penrose presents arguments, based on Gödel's theorem, for the conclusion that human thought is uncomputable. There are actually two separate arguments in Penrose's book. The second has been widely ignored, but seems to me to be much more interesting and novel than the first. I will address both forms of the argument in some detail. Toward the end, I will also comment on Penrose's proposals for a "new science of consciousness".

HOList: An Environment for Machine Learning of Higher-Order Theorem Proving

di Kshitij Bansal, Sarah M. Loos, Markus N. Rabe, Christian Szegedy, and Stewart Wilcox

A Promising Path Towards Autoformalization and General Artificial Intelligence

di Christian Szegedy

E' un mito molto diffuso sviluppatosi con l'avvento del computer, che la gente considera come una macchina pensante. E' sorto addirittura un nuovo campo della scienza, denominato intelligenza artificiale, esplicitamente dedicato al problema di costruire un computer simile ad una macchina pensante.

Learnability can be undecidable

di Shai Ben-David, Pavel Hrubeš, Shay Moran, Amir Shpilka and Amir Yehudayoff

Unprovability comes to machine learning

di Lev Reyzin

The mathematical foundations of machine learning play a key role in the development of the field. They improve our understanding and provide tools for designing new learning paradigms. The advantages of mathematics, however, sometimes come with a cost. Gödel and Cohen showed, in a nutshell, that not everything is provable. Here we show that machine learning shares this fate. We describe simple scenarios where learnability cannot be proved nor refuted using the standard axioms of mathematics. Our proof is based on the fact the continuum hypothesis cannot be proved nor refuted. We show that, in some cases, a solution to the ‘estimating the maximum’ problem is equivalent to the continuum hypothesis. The main idea is to prove an equivalence between learnability and compression.

I generi e l'intelligenza matematica

Esistono tre articolate ipotesi sulle origini delle disparità sostanziali tra uomini e donne. La prima è quella che io definisco l'«ipotesi del lavoro intenso». La seconda riguarda la capacità di dedicarsi totalmente ad alti obiettivi, la terza le diverse risposte alle dinamiche sociali e la discriminazione nell'ambiente di lavoro. Ritengo che le tre ipotesi rispettino l'ordine di importanza che ho appena riportato.

Un certo numero di recenti libri popolari sulle differenze di genere hanno attinto alla letteratura neuroscientifica per sostenere l'affermazione che alcune differenze psicologiche tra i sessi sono "cablate". Questo articolo evidenzia alcune delle implicazioni etiche che derivano da errori sia concettuali che fattuali propagati da tali libri.