Era l'anno MXMLXVIII, proprio quello del Sessantotto.
Poteva capitare di aver concluso allora il ciclo delle scuole medie. E, vuoi perché i risultati conseguiti non fossero abbastanza brillanti, vuoi perché l'estrazione sociale di provenienza non potesse immaginare o considerare sostenibile un futuro di ulteriori studi universitari, molti si iscrissero a un Istituto Tecnico. Tra questi poteva essere l'Istituto Tecnico Industriale Statale Odone Belluzzi a Bologna.
L'ITIS Odone Belluzzi di Bologna, fondato nel 1961 come sezione staccata dell'ITIS Corni di Modena e divenuto autonomo nel 1964, si era affermato come un importante istituto tecnico in un territorio caratterizzato da un tessuto industriale vivace e tecnologicamente avanzato, con aziende leader nei settori della meccanica e dell'elettronica. Inizialmente, l'istituto si concentrò su indirizzi tradizionali come meccanica ed elettrotecnica.
Il biennio a Bologna occupava, in via Don Minzoni, parte dell'edificio dell'Istituto professionale Fioravanti.
Passare da una scuola media di soli studenti, in classi di soli ragazzi per lo più ancora in pantaloni corti, e severi professori a una scuola dove cominciava a entrare la politica, cioè la protesta giovanile introdotta da coetanei organizzati nel PCI o da studenti universitari che venivano a concionare e fare picchetto poteva essere una esperienza inizialmente disorientante, tra le raccomandazioni dei genitori e le tentazioni e la curiosità di essere come quegli altri che sembravano più svegli.
Al biennio dell’istituto tecnico qualcuno poteva adorare il prof. Alessandri di matematica, soprannominato Pinguino per i pantaloni dal cavallo basso e perché percorreva instancabilmente l’aula in lungo e in largo, e trarne profitto, tanto da potersi iscrivere al triennio sperimentale di Elettronica e Telecomunicazioni, denominato in seguito Informatica, al quale si poteva accedere solo con valutazione almeno discreta in matematica.
Negli anni '70 si assisteva, con un misto di curiosità e consapevolezza di essere un'avanguardia, alla nascita dell'Informatica come disciplina di studio nelle scuole superiori italiane. Gli Istituti Tecnici Industriali Statali, da sempre fucina di periti specializzati per l'industria, furono i pionieri di questa rivoluzione educativa, introducendo i primi corsi e laboratori in un'epoca in cui il computer era ancora solitamente una macchina di grandi dimensioni, assai misteriosa e particolarmente costosa. Gli studenti entrati all'ITIS nel Sessantotto sarebbero potuti diventare le seconda sfornata di Periti Capotecnico Informatico in uscita da quelle prime sperimentazioni.
Al triennio ancora il prof. Alessandri, qui insegnante di Statistica e Probabilità, affiancava la professoressa Pirazzini, titolare di matematica per sei ore settimanali, un donnone con grembiule grigio quasi sempre sporco di gesso, bestia nera per molti suoi studenti.
Se anche per gran parte dell’ultimo anno la prof di matematica dovette essere sostituita, per motivi di salute probabilmente, da un ingegnere un po’ disorientato di fronte ad argomenti che forse non si aspettava di dover affrontare in modo così approfondito, si poteva provare persino l’esperienza di uno studio più personale della matematica.
Successivamente la prof Pirazzini incontrerà i suoi studenti appena maturati anche per informarli della possibilità di iscriversi al corso di Laurea in Informatica per esempio all’Università di Pisa, dove aveva anche qualche contatto, e dell’opportunità di accedere alla Normale. A molti studenti sembrò ancora un obiettivo sproporzionato rispetto alle ambizioni più modeste di trovare lavoro come informatici, magari presso l’allora CNEN dove aveva ruolo la prof d’Informatica, la signora Lolli, o all'IBM. Però trovare lavoro sarebbe stato più difficile del previsto poiché un requisito indispensabile per essere assunto era, per quasi tutte le aziende, aver assolto l'obbligo del militare.
Ormai che da quei tempi è trascorso almeno mezzo secolo, si può guardare con tenerezza a quanto di preistorico ha costituito la base della formazione tecnico scientifica della quasi totalità di quei ragazzi, che a tutti ha comunque lasciato un qualche segno.
Qui si vuole ricordare quelle macchine rudimentali che oggi sembrano preistoriche ma che costituivano il laboratorio dove le conoscenze teoriche diventavano pratica nell'eseguire il compito di programmarle.